Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.
È forse questo il digiuno che bramo?
SALMO: (Sal 50)
Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto.
Oppure:
Tu gradisci, Signore, il cuore penitente.
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Mt 9,14-15.
Oggi, primo venerdì di Quaresima, compiuti il digiuno e l’astinenza del Mercoledì delle Ceneri, abbiamo procurato offrire il digiuno e la recitazione del Santo Rosario per la “pace” così urgente nel nostro mondo. Noi siamo disposti a realizzare questo esercizio quaresimale che la Chiesa, Madre e Maestra, ci chiede di osservare, ricordandoci che lo stesso Signore disse: «Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno» (Mt 9,15). Abbiamo il desiderio di vivere questo tempo, non solo per compiere un precetto che siamo obbligati ad osservare, ma, -soprattutto- procurando di arrivare a incontrare lo spirito che ci conduce a vivere questa pratica quaresimale e che ci aiuterà nel nostro progresso spirituale.
Nel brano di Matteo i discepoli di Giovanni si avvicinano a Gesù con una domanda che riflette una preoccupazione comune: perché i discepoli di Gesù non digiunano come fanno loro e i farisei? Questa domanda ci invita a riflettere sul significato profondo del digiuno e sulla presenza di Cristo tra noi.
Gesù risponde con un’immagine potente e gioiosa: quella degli invitati a nozze. Egli si paragona allo sposo, e i suoi discepoli agli amici dello sposo. Finché lo sposo è presente, non c’è motivo di lutto o digiuno; è un tempo di festa e di gioia. Questo ci ricorda che la presenza di Gesù porta con sé una pienezza di vita e di gioia che trasforma ogni aspetto della nostra esistenza.
Tuttavia, Gesù preannuncia anche un tempo in cui lo sposo sarà tolto, alludendo alla sua passione e morte. In quel momento i discepoli digiuneranno, esprimendo così il loro dolore e la loro attesa del ritorno del Signore. Questo ci insegna che il digiuno cristiano non è solo un atto di penitenza, ma anche un’espressione di speranza e di desiderio per la venuta del Regno di Dio.
Riconosciamo che ogni momento della nostra vita è segnato dalla presenza o dall’assenza percepita del Signore. Quando sentiamo la Sua presenza siamo chiamati a vivere nella gioia e nella gratitudine. Quando invece sperimentiamo la Sua assenza il digiuno diventa un modo per purificare il nostro cuore e rinnovare la nostra attesa del Suo ritorno.
Viviamo con consapevolezza ogni stagione della nostra vita spirituale, trovando in ogni situazione un’opportunità per avvicinarci sempre più al mistero dell’amore di Dio.