Li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
PRIMA LETTURA: Prv 30,5-9
Non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane.
SALMO: (Sal 118)
Lampada per i miei passi, Signore, è la tua parola.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni».
Lc 9,1-6.
Oggi, viviamo in un tempo in cui nuove malattie mentali raggiungono una diffusione insospettata, come non si era mai visto nel corso della storia. Il ritmo della vita moderna impone stress alle persone, una corsa per consumare e apparentare di più che il vicino, tutto condito con una forte dose di individualismo, che costruiscono un essere isolato dal resto dei mortali. Questa solitudine alla quale molti sono costretti per la convivenza sociale, per la pressione lavorale, da convenzioni schiavizzanti, fa sì che molti soccombano alla depressione, la nevrosi, la isteria, la schizofrenia o altri squilibri che marcano profondamente il futuro di quella persona.
«Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demoni e di curare le malattie» (Luca 9:1). Mali, questi, che possiamo identificare nello stesso Vangelo come malattie mentali.
Le meditazioni di questi ultimi giorni, escludendo la Parola di domenica, sono ricavate tutte dal capitolo nove del vangelo di Luca. Nel vangelo di Giovanni leggiamo: Veniva nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo e Luca ci ha consegnato le parole del Verbo sulla luce che non può essere nascosta ma che si è incarnata per portare a tutti un messaggio di speranza e salvezza.
Il brano di oggi registra un mandato che il Maestro consegna al gruppo selezionato dei discepoli. Ai Dodici, agli Apostoli, è donata per grazia divina la potenza di mostrare alcuni segni già compiuti da Gesù. Sono gesti che certificano l’autorevolezza di chi li compie e anticipano una realtà che si realizzerà a breve: il Figlio morirà in croce per noi, risorgerà e tornerà al Padre.
La comunità che seguiva il Nazareno, orfana del Risorto e ricca dello Spirito Santo, diventerà Chiesa, strumento del Verbo incarnato con il compito di continuare l’opera di evangelizzazione.
L’annuncio del Regno da parte dei Dodici è accompagnato dagli esorcismi contro i demòni e la forza di guarire le malattie. Chissà quale sensazione avranno provato gli apostoli nel compiere, nel suo nome, gesta come quelle dell’Emmanuele, immaginando la reazione stupita e gioiosa della folla testimone di questi eventi. Nella pericope di venerdì prossimo, in realtà, qualche traccia, purtroppo, ci viene offerta. E forse anche per questo il mandato del Signore è accompagnato da una serie di prescrizioni che mettono in evidenza lo stile di chi è chiamato a diffondere la Parola e il Regno di Dio.
Il vademecum di Gesù mette in evidenza due aspetti che costituiscono le fondamenta dell’annuncio degli apostoli e di tutti i battezzati di oggi. Il primo è la consapevolezza che non siamo noi i protagonisti: come gli ebrei nel deserto, così noi dobbiamo essere “poveri” di noi stessi ma “ricchi” della fede nel Salvatore. Il secondo impone un annuncio da portare senza escludere nessuno: ovunque, cioè ai crocicchi delle strade, in tutti i villaggi, a chiunque.
L’incontro con Cristo, persona completa e realizzata, apporta un equilibrio e una pace che sono in grado di calmare le acque e di far reincontrare la persona con sé stessa, portandogli chiarezza e luce nella sua vita, utile per istruire ed insegnare, educare i giovani e gli anziani, e dirigere le persone lungo la strada della vita, quella che mai deve appassire.
Gli Apostoli «giravano di villaggio in villaggio annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni» (Lc 9:6). È questa anche la nostra missione: vivere e meditare il Vangelo, la parola stessa di Gesù, per farla penetrare al nostro interno. Così, poco a poco, potremo trovare la via da seguire e la libertà da eseguire. Come Giovanni Paolo II ha scritto, «La pace deve realizzarsi nella verità, (…) si deve fare nella libertà».
Che sia lo stesso Gesù Cristo, che ci ha chiamato alla fede e alla felicità eterna, chi ci riempia di speranza e di amore, Egli ci ha dato una nuova vita e un futuro inesauribile.