Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.
PRIMA LETTURA: Ap 3,1-6.14-22
Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui.
SALMO: (Sal 14)
Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono.
Oppure:
Ci accoglierai, Signore, nella gioia del tuo regno.
«In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto»..
Lc 19,1-10.
Il significato della parola Zaccheo è “puro, innocente”. Zaccheo non è né puro, né innocente. Non possiede la purità cultuale, perché tocca di continuo le monete dell’imperatore, azione ritenuta impura dagli ebrei. Non è innocente, perché, per sua stessa ammissione, ha rubato, facendo la cresta sui tributi da riscuotere per conto dei dominatori romani.
Oggi, Zaccheo siamo noi. Questo personaggio era ricco e capo di pubblicani; noi abbiamo più di quanto abbiamo bisogno e forse molte volte agiamo come un pubblicano e ci dimentichiamo di Cristo. Gesù, nella moltitudine, cerca Zaccheo; oggi, in mezzo a questo mondo, cerca precisamente noi: «Scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» (Lc 19,5).
Zaccheo desidera vedere Gesù; non ci riuscirà se non si sforza e sale sull’albero. Tante volte vorremmo anche noi vedere l’azione di Dio, ma non sappiamo se siamo veramente disposti a cadere nella ridicolaggine agendo come Zaccheo. La disposizione del capo dei pubblicani di Gerico è necessaria perché Gesù possa agire; e se non si affretta, chissà perda l’unica opportunità di essere toccato da Dio e così di salvarsi. Forse abbiamo avuto molte opportunità di incontrarci con Gesù e chissà sia già ora di essere coraggioso, di uscire di casa, di incontrarLo e di invitarLo ad entrare dentro di noi, perché Lui possa dire anche di noi: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto» (Lc 19,9-10).
Come tanti abitanti di Gerico è curioso di vedere Gesù che sta passando in città, ma essendo piccolo di statura, e soprattutto non potendo mischiarsi alla folla, perché renderebbe impuro chiunque venisse a contatto con lui, decide di salire su un alberello. Volendo guardare, si trova guardato: Gesù alza gli occhi e lo chiama per nome, annunciandogli che intende fermarsi a casa sua.
Zaccheo accoglie il Signore con gioia. Nonostante abbia defraudato la povera gente, attaccato il suo cuore alle ricchezze, stretto alleanza con gli invasori a danno del suo popolo, è felice di ricevere Gesù nella sua casa e di restituire i beni di cui ingiustamente si è arricchito per cambiare vita. Viene in mente un passo parallelo, sempre del Vangelo di Luca, in cui un giovane ricco che da sempre ha vissuto da bravo ragazzo, rispettando ogni comandamento della legge, rifiuta la sequela di Gesù perché non riesce a staccarsi dalle sue ricchezze e se ne va via triste.
Per Zaccheo l’incontro con Gesù ha segnato la conversione, di cui la gioia è segno visibile. L’aver accolto il Signore nella propria casa (nella propria intimità, nel proprio io più profondo) gli ha restituito il suo nome: ora può tornare ad essere davvero puro, innocente. Al giovane ricco questo non accade: rimarrà per sempre senza nome.
Una delle convinzioni più sbagliate che abbiamo noi cristiani è credere che Dio ci guardi quando siamo buoni, e che distolga lo sguardo se non ci comportiamo bene. La vicenda di Zaccheo ci dice il contrario: è quando siamo peccatori che Gesù alza gli occhi verso di noi e si autoinvita a casa nostra. Sarà la gioia di quell’incontro, non la nostra buona volontà, a restituirci al nostro nome, cioè a riportarci alla nostra originaria vocazione di figli.
Zaccheo lascia entrare Gesù in casa sua e nel suo cuore, sebbene non si senta troppo degno di tale visita. In lui, la conversione è totale: comincia con la rinuncia all’ambizione delle ricchezze, prosegue con il proposito di dividere i suoi beni e finisce determinando di fare giustizia, correggendo i peccati commessi. Forse Gesù ci sta chiedendo qualcosa di simile da molto tempo, noi però non vogliamo ascoltarlo, facciamo orecchie da mercante; abbiamo bisogno di convertirci.
Diceva san Massimo: «Non c’è nulla di più caro e piacevole a Dio come che gli uomini si convertano a Lui con un pentimento sincero». Che Lui ci aiuti oggi a farne una realtà.