Vendi quello che hai e vieni! Seguimi!

PRIMA LETTURA: Sir 17,20-28 (NV) [gr. 17, 24-29]

Volgiti all’Altissimo e allontanati dall’ingiustizia.

SALMO: (Sal 31)

Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!

«In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.

Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

Mc 10,17-27.

Il brano del Vangelo di Marco presenta l’incontro tra Gesù e un uomo ricco, desideroso di sapere cosa deve fare per ereditare la vita eterna. Questo episodio offre la possibilità di riflettere sulla natura della vera sequela di Cristo e sul rapporto tra ricchezza e salvezza.

Nessuno può mettere in dubbio le buone intenzioni di quel giovane che si avvicinò a Gesù per porGli una domanda: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10,17). Gesù, con la sua risposta, ci ricorda che solo Dio è veramente buono e ci invita a riflettere sulla nostra comprensione della bontà. Egli poi elenca i comandamenti, che l’uomo afferma di aver osservato fin dalla giovinezza. Questo ci mostra un uomo devoto e osservante della legge, ma Gesù vede oltre le apparenze e lo ama, riconoscendo in lui un desiderio sincero di perfezione.

Per quello che ci riferisce Marco, è chiaro che quel cuore aveva bisogno di qualcos’altro, infatti è facile supporre che conosceva bene la legge, ma dentro di lui c’era un’inquietudine, un bisogno di andare oltre e, quindi, chiede una spiegazione a Gesù.

Nella nostra vita cristiana, dobbiamo imparare a superare questa visione che riduce la fede a una mera questione di compimento. La nostra fede è molto di più. Si tratta di un impegno di cuore verso Qualcuno, che è Dio. Quando si mette il cuore in qualcosa, ci mettiamo anche la vita e, nel caso della fede, superiamo così il conformismo che sembra oggi condizionare l’esistenza di tanti credenti. Chi ama non si conforma con dare qualsiasi cosa. Chi ama cerca un rapporto personale, stretto, approfitta i dettagli e sa scoprire in tutto un’occasione per crescere nell’amore. Chi ama si dà.

In realtà, la risposta di Gesù alla domanda del giovane è una porta aperta alla donazione totale per amore: “Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri (…), poi vieni e seguimi” (Mc 10,21). La richiesta di Gesù di vendere tutto e dare ai poveri è radicale e sconcertante. Non è solo un invito a un atto di carità, ma a una trasformazione totale della vita. Gesù chiede all’uomo di liberarsi delle sue ricchezze, che rappresentano un ostacolo alla piena comunione con Dio. Questo gesto simboleggia la necessità di distaccarsi dai beni materiali per seguire Cristo con cuore libero e indiviso.

La reazione dell’uomo, che se ne va rattristato, ci rivela la difficoltà di rinunciare alle proprie sicurezze terrene. Le parole di Gesù ai discepoli sottolineano quanto sia arduo per i ricchi entrare nel Regno di Dio. L’immagine del cammello che passa per la cruna di un ago è volutamente iperbolica per evidenziare l’impossibilità umana di raggiungere la salvezza con le proprie forze.

Tuttavia, Gesù conclude con un messaggio di speranza: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”. Questo ci ricorda che la salvezza è un dono gratuito di Dio, che supera ogni nostro limite. La fiducia nella misericordia divina e la disponibilità a seguire Cristo sono le chiavi per entrare nel Regno di Dio. Siamo chiamati a una conversione profonda, a mettere Dio al centro della nostra vita senza riserve e a fidarci della sua grazia, che rende possibile ciò che umanamente sembra irraggiungibile.

Non si tratta di lasciare senza motivo. È un lasciare che è dare sé stesso e un dare sé stesso che è una genuina espressione dell’amore. Apriamo, quindi, i nostri cuori all’amore-dono. Viviamo il nostro rapporto con Dio in questa chiave. Orare, servire, lavorare, superarsi, sacrificarsi… sono tutti modi di donarsi e pertanto cammini d’amore. Che il Signore trovi in noi non solo un cuore sincero, ma anche un cuore generoso e aperto alle esigenze dell’amore. Perché -con parole di Giovanni Paolo II- “l’amore che viene da Dio, amore tenero e sponsale, è fonte di esigenze profonde e radicali”.