È meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna.

PRIMA LETTURA: Sir 5,1-10 (NV) [gr. 5,1-8]

Non aspettare a convertirti al Signore.

SALMO: (Sal 1)

Beato l’uomo che confida nel Signore.

«In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

«Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.

Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare.

Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue.

Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».

Mc 9,41-50.

Nel piccolo gesto del dare un bicchiere d’acqua è contenuta la grandezza della sapienza di Dio, che agisce attraverso segni semplici. I gesti quotidiani di amore sono gocce nell’oceano di Misericordia, frammenti di luce dell’unico Sole, briciole del Pane di Vita spezzato. In essi risiede la sapienza che, come sale, ferma il processo di corruzione a cui è sottoposta ogni realtà umana, comprese le relazioni tra le persone.

Bicchiere d’acqua, macina da mulino, mano, piede, occhio, sale. Tutte immagini molto concrete ma decisamente asimmetriche. Quelli che offrono anche solo un bicchiere d’acqua non perdono la ricompensa. Sono quelli di fuori, sono dei “chiunque” non specificati, quindi quelli che i discepoli incontrano per le strade quando vanno a predicare. Non gli viene chiesto nulla, un bicchiere d’acqua è sufficiente.

Ma a quelli di dentro, ai discepoli che ragionano su come organizzare la comunità, stabilire i criteri di inclusione e decidere i ruoli, Gesù assegna dei criteri provocatori e impossibili nella loro assolutezza. Pretendi di decidere chi sta dentro la comunità sulla base di criteri morali?

Guarda che basta scandalizzare un ragazzino per meritare una punizione terribile, una morte per acqua agghiacciante. All’epoca la vita di un bambino valeva poco o nulla. Vuoi stabilire le regole? Bene, guarda che per imporle agli altri devi osservarle tutte senza eccezioni, devi essere pronto alle conseguenze delle tue azioni—e vai con una scena di taglio di mani, piedi e occhi.

Dalla sproporzione tra questi criteri emerge il pensiero di Gesù: non si entra nella comunità per meriti morali, perché qualunque legge morale portata agli estremi è impossibile da sostenere. Si entra per la misericordia di Dio, di fronte alla quale le nostre differenze sono poca cosa.

La Parola di Dio è come il sale, nella sua funzione di conservare integro ciò che viene salato. Gesù apre gli occhi ai suoi discepoli circa il valore dell’integrità della persona. Integro non è la persona tutta di un pezzo, che non sbaglia mai, ma quella che dagli errori impara. Integro non è colui che non cade mai, ma colui che trova in Dio la forza di rialzarsi. Il motivo per farlo risiede nel bene che è possibile donare.

La Parola di Dio aiuta l’intelligenza a comprendere le cause interiori della caduta e illumina sui modi con i quali risollevarsi ed evitare di cadere nuovamente. Il dramma sarebbe rimanere a terra dopo essere caduti, rifiutando ogni aiuto e non trovando in sé stessi una motivazione valida per risollevarsi. Chi si lascia vincere dal male diventa lui stesso motivo d’inciampo per gli altri, particolarmente per i più piccoli.

Colui che peccando non coglie l’occasione per rivedere sé stesso e la sua doppiezza di cuore, sprofonda sempre di più, negandosi l’opportunità di risalita, come un uomo che sceglie di morire legandosi al collo una grande pietra e gettandosi nel mare. Accogliendo i piccoli segni quotidiani di amore, possiamo avere sale in noi stessi e acquisire la necessaria incisività nel rinunciare a ciò che ci fa male e fa perire tutto il corpo.

Il vero pericolo è quello di rifiutare la grazia di Dio che ci salva e non avere l’intelligenza di rinunciare al male che ci corrompe. Gesù mette in correlazione il coraggio di rinnegare sé stessi con l’umile sapienza di farsi aiutare dall’amore di Dio, che sperimentiamo nei fatti della vita, spesso archiviati velocemente come cose normali o gesti dovuti. La riconoscenza e la gratitudine sono due medicamenti delle ferite dell’egoismo e dell’orgoglio, indispensabili per curare i traumi che la vita ci riserva.